Cenni storici Colli Euganei
Nel
territorio euganeo le più antiche testimonianze di presenza umana risalgono alla
fase del Paleolitico medio (Musteriano). Vari oggetti di selce,
di fattura molto primitiva, sono stati raccolti in diverse località della costa
occidentale dei colli: Carbonara, Cortelà, Valnogaredo. Assai pochi i reperti
riferibili al Paleolitico superiore, rinvenuti a Castelnuovo e
Cortelà, sufficienti comunque a dimostrare una continuità di vita nell'area
euganea.
Più interessanti documenti si hanno per il
Neolitico, quando l'arrivo della nuova cultura ed un
sostanziale miglioramento climatico favorirono un notevole incremento
demografico. Databile alla seconda metà del V millennio a.C. è l'insediamento di
"Le Basse di Valcalaona", il cui materiale fittile è riferibile alla Cultura di
Fiorano (Neolitico medio). Ben rappresentata è l'età del Bronzo
che occupa all'incirca il secondo millennio a.C.. All'antica e media età del
Bronzo risale il villaggio palustre del laghetto della Costa di Arquà Petrarca,
riferibile per gran parte alla Cultura di Polada. Al Bronzo recente appartengono
gli abitati rinvenuti presso Marendole, monte Rosso, Galzignano e Valbona. Il
Bronzo finale e la primissima età del Ferro sono testimoniati
dagli insediamenti sul monte Lozzo, da dove provengono anche le prime
testimonianze Paleovenete. Il Museo Nazionale Atestino, che occupa un'ala del
castello di Este, conserva, nella sezione preromana, un'ampia documentazione sul
popolo Paleoveneto, la cui civiltà interessa l'ultimo millennio
a.C., e che ebbe in Este e Padova i principali centri economico-culturali e a
Montegrotto la più importante sede religiosa.
Il primo intervento dell'autorità romana nel territorio euganeo risale alla seconda metà del II sec. a.C.. A causa di una disputa territoriale insorta tra Este e Padova il Senato romano inviò il proconsole L. C. Metello, il quale stabilì il limite tra l'agro atestino e quello patavino ponendo cippi confinari, ora conservati nella sezione romana del Museo di Este, a Teolo, Galzignano e sul monte Venda. I romani costruirono strade, dettero nuovo impulso all'agricoltura ed agli insediamenti; venne diffusa maggiormente la coltura della vite, dell'olivo e del castagno. Resti di acquedotti (uno dei quali ancora utilizzato), di case nobili e rustiche, di tombe e di iscrizioni, attestano che le pendici dei Colli erano popolate da piccoli centri rurali ed artigianali. Il poeta Marziale descrivendo la bellezza dei Colli li presenta come fossero dipinti, tanto era aggraziata la simmetria delle viti e dei campi. Giovenale invece lodava le greggi euganee e la bontà delle loro lane. Grande sviluppo raggiunse il centro termale di Montegrotto, divenuto uno dei luoghi di cura e svago più splendidi della nobiltà romana. In epoca augustea, attorno ai laghetti naturali, si costruirono notevoli opere tra cui un teatro con scena trasformabile in piscina per rappresentazioni sull'acqua.
Boschi ricchi di cacciagione e di legname pregiato, pietre per costruire, un clima più salubre rispetto alla pianura, queste le attrattive che i Colli Euganei hanno offerto all'uomo da oltre 27 secoli. E così fu anche durante il Medioevo che vide i Colli mantenere un buon numero di insediamenti, (Boccon, Zovon, Cinto, Arquà, Torreglia, Castelnuovo, Teolo) mentre la pianura circostante, malsana ed insicura, si spopolava notevolmente. Oltre alle corti ed alle pievi il paesaggio euganeo mostrava nei luoghi più elevati numerosi castelli, rocche, monasteri ed eremi. Castelli importanti, oltre a quello di Este ed alla Rocca di Monselice, sorsero ad Arquà, a Lozzo, a Valbona, a Rovolon, a Bastia, a Torreglia, a Castelnuovo, a Calaone, a Montemerlo, a Cinto e sullo sperone roccioso di Rocca Pendice. Fra tutti questi solo il castello di Valbona ci è pervenuto intatto e visitabile. Di antichi eremi e monasteri si hanno notizie nella zona di Torreglia, sui monti Cero, Venda, Madonna, Lispida e Rua. Alcuni sono ancora attivi come la grandiosa abbazia benedettina di Praglia fondata nel 1080, il piccolo monastero sul monte Madonna, l'aereo eremo camaldolese di monte Rua, il sereno convento di S. Daniele presso Abano. Altri hanno lasciato tracce spettacolari come i resti del monastero olivetano sul monte Venda o sono stati profondamente mutati nelle forme come il monastero del monte Gemola, adattato nel settecento a villa, ora di patrimonio pubblico e sistemato a museo di storia naturale con mostre sulla flora e sulla fauna euganee.
All'inizio del XV secolo Venezia impone il suo dominio sul territorio padovano, dopo aver sterminato i bellicosi principi Carraresi. Il territorio euganeo, diviso tra le podesterie di Este e Monselice e le vicarie di Teolo ed Arquà, visse un lungo periodo di pace. Mentre iniziavano opere di bonifica (Retratti) che portarono al prosciugamento di vasti tratti di territori vallivi pedecollinari a Lozzo, Galzignano, Valsanzibio, Arquà e Baone, i Colli vennero ulteriormente valorizzati con la costruzione di splendide dimore volute dalla nobiltà veneziana e padovana. Famose e incantevoli sono il principesco palazzo del Catajo a Battaglia Terme, la cinquecentesca villa dei Vescovi a Luvigliano, il giardino di villa Barbarigo a Valsanzibio, splendido esempio di giardino all'italiana, costruito nel 1660; inoltre villa Contarini a Valnogaredo e villa Papafava a Frassanelle presso Bastia.
Nel 1797, con l'entrata a Venezia delle truppe napoleoniche, termina la storia della gloriosa Repubblica marinara. L'Ottocento fu un secolo di crescita demografica e di consistente sfruttamento dell'ambiente: molti boschi vennero ridotti a coltura o intensamente tagliati per la produzione di legname. Sul finire del secolo si conclusero le bonifiche dei terreni vallivi con l'impiego di macchine a vapore, alcune delle quali, molto ben conservate, sono esposte nel piccolo museo Centanin vicino al laghetto della Costa di Arquà Petrarca.
Il nostro secolo vede l'espandersi incontrollato delle attività di estrazione, che tanti guasti permanenti hanno provocato al paesaggio euganeo, fino all'entrata in vigore della Legge Statale 29 novembre 1971 n. 1097 concernente "Norme per la tutela delle bellezze naturali e ambientali e per le attività estrattive nel territorio dei Colli Euganei" che ha comportato la cessazione dell'attività estrattiva nelle cave di materiale per massicciate e sottofondi stradali.
A partire dagli anni cinquanta si sviluppa una viticoltura di qualità che, nel rispetto delle pratiche tradizionali, si è altamente specializzata ed i cui prodotti sono valorizzati nel Consorzio vini DOC, costituitosi nel 1972. A questa fondamentale attività economica negli ultimi anni si e affiancata la pratica dell'agriturismo che, con l'offerta di ospitalità, ristorazione e dei prodotti tipici, ha creato un interessante reddito aggiuntivo per numerose aziende agricole. Tale opportunità va ad integrare la già rinomata tradizione della ristorazione euganea che fin dagli inizi del secolo ha accolto nei suoi caratteristici locali frotte di visitatori attratti dalla buona cucina e dall'amenità dei luoghi.